Tra i titoli più importanti disponibili nelle sale c'è «Corpus Christi» di Jan Komasa, lungometraggio polacco che lo scorso anno era arrivato a competere nella cinquina degli Oscar per i migliori prodotti internazionali.
Al centro della trama c'è Daniel, un ragazzo che sogna di diventare prete: il suo desiderio sembra però impossibile da realizzare a causa dei reati commessi che l'hanno condannato al riformatorio. Mentre si trova in una cittadina lontana dall'istituto, viene casualmente scambiato per il nuovo sacerdote e sarà pronto ad approfittare della situazione.
Già autore di diversi prodotti interessanti in passato, Komasa raggiunge con questo film la piena cosplay anime maturità, andando a trattare un tema delicato come quello della religione cattolica (vissuta da alcuni personaggi come un'ossessione) all'interno del suo paese natale.Per gli abitanti della cittadina la necessità di avere una guida istituzionale proveniente dalla Chiesa è talmente importante da non far loro (almeno nella prima parte) capire chi hanno davanti: lo seguono più per quello che rappresenta il suo abito che per le parole che pronuncia o per i messaggi che propone.
Il regista polacco arriva a dare un taglio sociopolitico al suo lavoro, che ragiona anche sull'ipocrisia di una società che non offre seconde possibilità e redenzione a chi non ha seguito la “retta via” fin dall'inizio della sua vita.Nel corso della visione c'è qualche calo di ritmo, ma conta poco di fronte al coraggio dell'autore che firma un lavoro non semplice, ricco di spunti su cui riflettere al termine della visione e di passaggi dal forte valore simbolico: emblematica in questo senso anche la sequenza conclusiva.
Il risultato è un film sorprendente, che colpisce inoltre per la notevole prova del protagonista Bartosz Bielenia.